Migliaia di tonnellate di rifiuti, con arsenico, solfuri, mercurio, cromo, rame, piombo e reflui ad altissima tossicità, scaricati dai trafficanti nel litorale molisano tra Termoli e Campobasso per smaltire rifiuti speciali provenienti da diverse aziende del nord Italia. Un rapporto denuncia anni di inquinamento e di ecomafie. Il sito inquinato “Guglionesi II”, in Molise. «Ricordo i camion che andavano a scaricare, passavano sulla strada. Portavano una terra nera e fumante, ancora bollente. Scaricavano in continuazione, mi ricordo tutto». Solo alcune delle testimonianze raccolte nel report 2014 “Molise oscuro”. Un susseguirsi continuo di immagini mortali davanti agli occhi di molti cittadini molisani. E le conseguenze sulla loro salute non si sono fatte attendere.
In un lavoro congiunto tra la Commissione Regionale Anticorruzione del Molise, il Comitato di Difesa della Salute Pubblica e l’associazione Mamme per la Salute di Venafro, “Molise oscuro” affronta il problema dei rifiuti e della tutela ambientale. Come l’operazione Mosca, condotta nel 2004 dai Carabinieri del Ros, del Comando Tutela dell’Ambiente e dei Comandi provinciali di Campobasso e Isernia. «I rifiuti, complessivamente alcune migliaia di tonnellate, contenevano arsenico, solfuri, mercurio, cromo, rame, piombo e reflui ad altissima tossicità. I trafficanti avevano scelto il litorale molisano tra Termoli e Campobasso per smaltire rifiuti speciali provenienti da diverse aziende del nord Italia» illustra Vincenzo Musacchio, presidente della Commissione Regionale Anticorruzione del Molise, associazione nata nel 2012 come risposta all’emergenza rifiuti tossici, in difesa dell’ambiente e degli abitanti molisani. «Sette ordinanze di custodia cautelare in carcere, quattordici indagati e cinquanta perquisizioni in nove regioni italiane. Il reato contestato –continua Musacchio- fu di associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione e al traffico di rifiuti pericolosi. E l’attualità dell’argomento è rappresentata dalla mancanza di notizie riguardanti l’urgente bonifica dell’area».
La lista dei terreni al veleno non si ferma qui. C’è Venafro, la discarica di Montagano, contrada Fragnete (Isernia) e Castelmauro. «Quest’ultima viene definita la “piccola Cernobyl”. La storia – spiega Musacchio - ha ufficialmente inizio il 19 dicembre 1979, quando il fisico nucleare Quintino De Notaris ottiene il nulla osta provvisorio dal medico provinciale di Campobasso Ermanno Sabatini alla detenzione di sostanze radioattive. Si tratta di rifiuti provenienti da attività...
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